Il giorno successivo percorriamo senza intoppi la tappa che ci porta a Viana. Unica sosta a Torres del rio, per visitare la piccola chiesa del Santo Sepolcro a pianta ottagonale, che fa pensare subito ad una possibile attribuzione templare. I torrenti in questa zona sono (a detta del solito Ameryc), ”mortiferi”.
Viana si vede da lontano in quanto è arroccata su un rialzo del terreno. Le sue mura e i suoi palazzi fanno immediatamente pensare che nel medioevo era una città di ben altra importanza. Essa è ricordata soprattutto perché durante il suo assedio, nella notte fra il 11 e il 12 di marzo del 1507 lì morì Cesare Borgia, condottiero italiano, figlio (ebbene sì, figlio) del Papa Alessandro VI e da questo ovviamente protetto. Fu un personaggio ambiguo, feroce, grande approfittatore, senza scrupoli. Molti riconoscono in lui il Principe al quale Macchiavelli si ispirò. Senza pace durante la sua turbolenta vita, fu senza pace anche da morto. I suoi resti furono tumulati entro la bella cattedrale in un magnifico mausoleo, che fu però demolito durante l’Inquisizione e sepolti addirittura fuori dalla chiesa in una discarica. Solo dopo molti anni essi vennero recuperati e posti in un’urna nel cortile della cattedrale con una lapide ben più modesta. A Viana esiste un famoso ristorante che guarda caso si chiama “Borgia”. Non abbiamo potuto sperimentarlo in quanto era chiuso per ferie. Purtroppo lo abbiamo sperimentato in un altro momento !
Pochi Km dopo si passa il confine della Navarra e si entra nella Rioja, la terra dei grandi vini. Alla periferia di Logrogno si incontra una istituzione del Camino. Si tratta della modesta casetta di un personaggio particolare, la signora Felisia, diventata famosa per generazioni di pellegrini che venivano da lei accolti con grande ospitalità. A loro offriva acqua fresca e frutta, ma soprattutto grande calore, amore e umanità. Ora la signora Felisia non c’è più, ma i nipoti hanno continuato la tradizione della nonna. Ovviamente “business is business” e all’aspetto tradizionale si è aggiunta una micro attività. Infatti all’ombra della pianta di fico descritta anche dai vecchi pellegrini, hanno trovato posto un banchetto dove vendono, oltre a generi di ristoro, piccoli ricordini e amuleti del Camino. Hanno pensato anche di timbrare la credenziale, ovviamente con un “sello” abusivo.
La periferia di Logrono, la capitale, come le periferie di tutte le città di una certa dimensione, è noiosissima e tutta fatta su strada asfaltata compreso il superamento di un inutile aeroporto. Cominciamo anche noi a soffrire di quella sindrome che colpisce quasi tutti i pellegrini che hanno nelle gambe qualche centinaio di Km.: l’allergia all’asfalto”. Dopo aver attraversato il grande fiume Ebro si raggiunge Il centro cittadino che è invece bello e degno di essere visitato. E’ pieno di antichi monumenti e riferimenti al Camino.
Fra gli altri ricordo la chiesa di Santiago el Real con la statua di Santiago in versione “matamoros”; “la fuente de los peregrinos “
Fuori Logrono incontriamo per la prima volta la mitica nazionale N 120 che ci acompagnerà fino ad Astorga.
Da Viana, attraverso Logrogno fino a Navarrete sono piccole tappe, ma ci consentono una deviazione molto importante a San Millan de la Cogolla per visitare i monasteri si Yuso e Suso, veramente molto belli, non per nulla dichiarati patrimonio dell’Umanità. (ecco perché nei consigli di viaggio consiglio di noleggiare una macchina di appoggio).
In un dolce saliscendi si arriva fino a Navarrete.
Nella breve tappa fino a Najera l’unico punto di interesse è il poggio in cima al quale la leggenda narra che si sia svolto il duello fra Orlando ed il mitico gigante saraceno Ferraù.
I motivi di questo duello sono diversi a seconda del ciclo epico da cui lo si trae. In una versione Orlando sfida a duello Ferraù e lo uccide liberando così i prigionieri cristiani, in un’altra versione la causa del duello è teologica come sfida fra il Cristianesimo e l’Islam; in un’altra ancora il motivo è il desiderio di conquistare l’amore di Angelica.
Najera è una carinissima cittadina, ci troviamo benissimo tanto che decidiamo di tenerla come base anche per le prossime tappe e di tornare lì per cenare e dormire.
Che dire poi della prossima tappa. E’ sicuramente una delle più famose del Camino. La piccola cittadina porta il nome del suo fondatore: Santo Domingo de la Calzada.
Da Santo Domingo ci avviamo dolcemente verso Burgos. Ci Aspettano però i terribili Montes de oca (Oja) che si cominciano ad intravedere all’orizzonte. Sembrano lontanissimi e irraggiungibili; a casa nostra non ci sogneremmo assolutamente di considerare raggiungibili a piedi dei panorami che a malapena di vedono. Eppure, una volta passata la prossima tappa di Belorado . senza nulla di speciale, ecco che, a Villafranca Montes de Oca, siamo già ai loro piedi !. Dopo aver pranzato in uno squallidissimo bar pieno di camionisti, fumatori e turisti “pulmanati”, i Montes de Oca si presentano subito. Infatti il Camino parte proprio dietro la chiesa e senza indugiare “strappa” subito senza pietà per almeno un paio di Km. Attraversiamo quindi questi famosi monti temutissimi nel passato per la presenza di briganti e perché così fitti da perdersi ! Un famoso viaggiatore medievale racconta aver vagato per una settimana nutrendosi di bacche e funghi prima di ritrovare la strada. Ora non è ovviamente più così, non ci sono più i briganti, il camino è ben segnalato con le consuete frecce gialle e i tagli antincendi dei boschi hanno aperto molti orizzonti. Una volta superato il passo si scende dolcemente fino a San Juan de Ortega, “Pillola”, e da lì praticamente in pianura fino a Burgos.
Burgos è una gran bella e nobile città oltre ad essere una delle città più importanti legate al Camino. E’ veramente un peccato fare come tanti pellegrini che arrivano alla sera stanchi morti si fanno una doccia, mangiano e si mettono a dormire. L’indomani mattina poi si alzano presto e cominciano a camminare. Se va bene dedicano pochi minuti frettolosi a visitare la cattedrale. A mio parere vale invece la pena di fermarsi almeno un giorno per visitarla un po’ come si deve.
Dopo il solito interminabile attraversamento della periferia, compreso un altro inutile aeroporto, finalmente si raggiunge il centro. La cattedrale gotica è un’opera magnifica. Al suo interno sono conservate opere d’arte come il crocefisso realizzato con pelle di animale e veri capelli di una veridicità impressionante o come la scalinata dorata che porta ad un ingresso laterale che dà sul piano stradale più elevato del contro laterale. Al centro della navata si trova la tomba del Cid, uno dei più noti eroi di Burgos e di tutta la Spagna.
Alla sera ceniamo benissimo in una modesta trattoria, dove abbiamo il nostro primo e indimenticabile incontro con il “Malaga Virgin”. E’ un vino da dessert liquoroso, di straordinario gusto e profumo. Diventerà un compagno insostituibile lungo tutti i nostri futuri tratti del Camino e fuori. Torniamo in albergo dopo aver finito la bottiglia. L’indomani mattina ci alziamo con una certa fatica non legata però alle camminate. Passato il fiume Arlanzon si esce da Burgos attraverso una zona molto bella di parchi e di resti archeologici. La meta è Castroieriz dominata da un imponente castello, visibile da lontano. La città è famosa per essere stata la sede dell’ordine degli “Antoniti” (quelli della tau) che si identificavano come curatori del fuoco di S. Antonio. Alla sua entrata si può visitare la collegiata di Santa Maria del Manzano che conserva una statua della Madonna eretta, come quella di Sanguesa e di Rocamadur, su un paio di corna impressionanti.