Come dice il suo nome, Puente de la Reina è nata tutta intorno al suo famosissimo ponte, che nonostante i suoi quasi mille anni è conservasto benissimo ed è bellissimo. Foto 51g
Non è comunque l’unica cosa da visitare, L’ospizio dei pellegrini è molto ampio, bello e funzionale, Vi sono anche un paio di chiese molto belle con i loro retaboli sovrabbondanti di orpelli e decorazioni in oro, tipiche del gusto spagnolo.
Puente del la Reina è famoso in tutto il mondo in quanto qui si incontrano gli ultimi due rami del Camino: quello proveniente dal Somport e quello proveniente da Roncisvalle. Da qui il Camino diventa uno solo fino a Santiago. Usciamo dal paese camminando sul dorso di mulo del ponte, pensando ai milioni di pellegrini che in quasi mille anni hanno ringraziato una regina di cui non sanno nemmeno bene il nome per averlo costruito. Non è ancora finita l’emozione di camminare su un ponte così bello e antico ed ecco che il Camino stupisce ancora: pochi Km ed ecco che si sta camminando nientemeno che su una autentica strada romana e, appena fuori dall’abitato di Ciraqui, si attraversa un torrente addirittura su un ponte romano. Ancora poco più avanti su un piccolo ponte medievale si attraversa un torrente chiamato “rio salado”. Sulle sue sponde i sassi sono ricoperti di una patina biancastra. E’ veramente sale ?. Non oso assaggiarlo, mi frulla per la mente il racconto di Aymeric Picaud il pellegrino medievale nella sua guida: egli lo descrive , come molti altri torrenti lungo il Camino, come “mortifero” e racconta di alcun pellegrini che, su consiglio di alcune persone lì incontrate, fecero abbeverare i propri cavalli, che immediatamente morirono. I banditi subito si misero a scuoiare i cavalli per farne provviste. Non è la prima volta che il succitato autore parla degli abitanti della Navarra con modi non certo lusinghieri, li descrive come empi, malvagi, dediti alle più sordide abitudini sessuali ecc. ecc.
Il Camino passa ora per i grandi vigneti della Rjoya. Terra di vini stupendi, è costellata di “bodegas” che fanno assaggiare e vendono i loro vini. La prossima tappa è Estella : (Estella la bella) , basta la parola!. Il pomeriggio lo passiamo a goderci la città e i dintorni. Alla sera mangiamo bene e beviamo meglio in un ristorante tipico dietro la stazione (tra i vari piatti assaggiamo ancora i già conosciuti pimientos rellenos, questa volta ripieni di frutti di mare anzichè di merluzzo: Una delizia !) . La mattina successiva usciamo dalla città, ma non abbiamo fatto in tempo a scaldarci che già è ora di fermarsi ancora. Sulla sinistra infatti compare il monastero di Irache. La tradizione di questo posto risale al medioevo , quando si offriva pane e vino ai pellegrini. La cosa simpatica è che una delle “bodegas” più famose è stuata proprio di fianco al monastero. L’iniziativa ovviamente per scopi pubblicitari, ma comunque ben apprezzata, è stata di costruire una “fuente” de agua e vino” con 2 rubinetti che sgorgano dal propio muro. Si può berne quanto si vuole, ma non riempire taniche ! Il problema è che di solito si parte da Estella la mattina presto e non si può approffittarne.
Esiste pure una web cam in tempo reale : www.irache.com .
Attraversando vigneti interminabili, dominati da grandi bodegas, si giunge a Los Arcos, la nostra prossima tappa. Capitiamo proprio il giorno della festa del paese. Nella piazza principale hanno allestito una arena per la corrida. Arriva un enorme camion che probabilmente gira per questi paesi e che trasporta i tori, o perlomeno, i torelli! Per fortuna la corrida non è cruenta e gli abitanti si limitano ad entrare nel recinto e a farsi rincorrere dagli animali. Di notte però, tra musica e petardi si è dormito ben poco! Los Arcos, ora di scarsa importanza, ha avuto nel passato ben altra reputazione, godeva infatti di grandi privilegi ed il riconoscimento di zona franca, a testimonianza dell’interesse verso il Camino da parte dei regnanti, come del resto altre città come Estella, Calfranc ed molte altre ancora.