Da molto tempo desideravo andare ad Amritsar e vedere dal vivo il famoso Tempio d’oro dei Sik , meta mai inserita nei pacchetti viaggi turistici non perché non sia degno di una visita, tutt’altro, ma perché scomodo da raggiungere. Si trova, infatti, a trenta chilometri di distanza dal confine con il Pakistan, a circa 500 chilometri a nord – ovest di Delhi , raggiungibile in neanche 45 minuti di aereo. Già i passeggeri del volo diretto ad Amritsar, tutti Sik , ti fanno pensare che incontreremo pochi turisti ed avremo anche delle difficoltà linguistiche non indifferenti. Nonostante l’inconveniente , che però in India è la normalità , di non aver trovato il taxi prenotato insieme alla camera d’albergo, riusciamo a farci capire e a farci portare in città. E qui la prima sorpresa. Il taxi non può entrare nell’ area del tempio e di conseguenza non possiamo arrivare all’albergo che si trova proprio di fronte all’ingresso principale del Golden Temple. Stanchi per i voli trasciniamo le valige tra la folla brulicante, prima di capire che possiamo farci trasportare dai rikshaw autorizzati ad attraversare l’area protetta. E qui seconda sorpresa ! Sono rikshaw elettrici e io non li ho mai visti da nessuna altra parte !!!!! Sembra quasi assurdo trovare questa novità in un posto dove la mattina lo smog la fa da padrone e dove la tecnologia sembra essere rimasta indietro di anni. Finalmente arriviamo in albergo . Tempo di depositare i bagagli ed usciamo immediatamente per non perdere la visione pomeridiana e notturna del tempio.
“Keep your shoes here “ campeggia sull’ingresso principale , per cui lasciamo le scarpe ed entriamo in religioso silenzio e con il capo coperto . Pochi passi ed immergiamo i piedi in una specie di canale con l’acqua , sempre pulita, quasi fosse una purificazione esterna prima di entrare in questo posto sacro. Lo spettacolo che si presenta ai nostri occhi scendendo la gradinata è unico. In mezzo al bacino circondata dall’acqua si erge una costruzione magnifica , d’oro, che i vari servizi fotografici o le trasmissioni televisive non rendono giustizia. Ti manca il fiato e giù a scattare foto da ogni angolazione e a tutte le ore, in modo da riprendere questo posto anche di notte , quando le luci accese lo fanno brillare e specchiare nel lago . Camminiamo intorno al bacino sui pavimenti di marmo candidi del corpo principale senza calpestare nulla neanche un granello di polvere . Essendo venerdì sera, riusciamo a fare una coda umana per entrare all ‘interno del tempio a cui si accede attraverso una passerella. Che spettacolo una volta entrati !!! Oro, oro e solo oro , mai visto niente del genere . Ovviamente gli unici stranieri eravamo noi in mezzo a uomini con il tipico turbante variopinto, donne, bambini, tutti composti e in silenzio . Vorrei stare ancora dentro visto che il tempio è aperto 24 ore su 24 ma la stanchezza e la fame hanno il sopravvento. Qui c’è poco da scegliere . Sono tutti vegetariani e non bevono alcool. Decidiamo di seguire il consiglio del receptionist dell’albergo ed andiamo in un ristorante molto piccolo vicino all ‘altro ingresso del tempio. Ordiniamo i dosa, il daal e i pakora, che ci vengono serviti in quantità gigantesche e che non riusciamo neanche a finire. Ma che delizia!
Dal ristorante dell’albergo all’ultimo piano mentre gusto il masala chai per colazione ammiro la cupola del tempio scintillante al sole che comincia a farsi strada tra la nebbiolina . Ritorniamo al tempio per goderci lo spettacolo mattutino ma essendo sabato la coda per entrare dentro è lunghissima ed anche il numero dei pellegrini è quintuplicata rispetto al giorno prima.
Ci sono tanti posti da visitare in India e penso che difficilmente o per lo meno non a breve scadenza torneremo nel Punjab, per cui decidiamo di fare un tour della città per poi finire la giornata al confine con il Pakistan ed assistere al cambio della guardia .
Il tassista e guida insiste per farci vedere un Golden Temple in miniatura , regno però dei religiosi Indù , ma onestamente dopo avere ammirato quello Sikkista, questo ti lascia indifferente.
Ultima tappa l’India – Pakistan border , per il cambio della guardia alle 5,30 p.m. Gremitissimi gli spalti da ambo gli Stati, coreografie molto belle, ma a me ha dato più l’impressione di uno spettacolo turistico. Era d’obbligo però venire fin qui , non fosse altro per fotografare i vecchi carretti ed i loro coreografici proprietari che vendono cibo da strada e qualsiasi altra cosa commestibile a coloro che ritornano verso le auto parcheggiate in appositi piazzali a più di un chilometro di distanza dal confine. L’atmosfera che respiro mentre mi faccio strada tra inebrianti profumi di spezie mi ha ricordato il Rajasthan del 2000, anno del mio primo viaggio in questo continente che non ha mezzi termini, o è bianco o è nero, o ti piace o non ti piace, o ti emoziona o ti lascia indifferente, ma che per me è difficile da dimenticare.