Circa 15 anni fa atterravo per la prima volta all’aeroporto di Mumbai che all’epoca si chiamava Sahar Airport. L’atmosfera era quella tipica indiana.
L’odore di sandalo e di curry pervadeva tutto lo scalo. Negozietti fatiscenti vendevano di tutto dai Ganesha d’oro ai samosa di verdura, dalle cartoline alle spezie.
Gli altoparlanti gracchiavano nell’annunciare gli arrivi e le partenze, i frequentissimi fligth delayed e gli altrettanto frequenti fligh cancelled!
E che dire fuori dall’aeroporto! Ambassador gialli e neri parcheggiati senza nessuna regola cercavano di accaparrarsi i clienti a suon di clacson, tuc – tuc, bici, scooter e perché no anche mucche invadevano il piazzale. Beh, l’aeroporto era l’India.
Qualche giorno fa ho fatto scalo a Mumbai dopo tanti anni. L’aeroporto ha cambiato faccia. Si è rifatto il look! Look moderno ma asettico ed impersonale.
Adesso si chiama Chhatrapati Shivaji dal nome del maragià dei Maratri, condottiero e principe indiano. Pulizia, lusso, ordine e puntualità la fanno da padroni. I negozi tipici straripanti di mercanzia locale hanno lasciato il posto ai vari Vuitton e Gucci. Non più voli ritardati o cancellati che li per li ti facevano imbestialire ed imprecare! Tutto perfetto . Catene di ristoranti e di caffè che trovi in tutte le metropoli e in tutti gli aeroporti ti fanno capire che purtroppo anche in India incombe la globalizzazione. Che delusione! Sembrava di essere a London o a Parigi !